Cene elettorali

 

Carissimi giovani,

quella che stiamo vivendo a Galatro è una  campagna elettorale stanca, in cui si parla poco anche della posta in gioco più importante, cioè il ritorno delle Terme sotto una forma di gestione controllata dal Comune.

Passa sotto silenzio anche il fatto che il gruppetto di concittadini, allora amministratori/funzionari oggi ispiratori di GalatroViva, che 15 anni fa ha praticamente DONATO le Terme ai privati, dichiari opportunisticamente di mirare al ritorno delle Terme al Comune senza fare un minimo di autocritica riconoscendo di avere sbagliato tutto. Anzi, in privato difende ancora oggi il proprio operato. Qualcuno di loro addirittura non esita a difendere l’attuale gestore sostenendo che, al contrario di Smedile, questi ha dato impulso attivando l’albergo ed il ristorante.

Il fatto che, in una situazione in cui la fame di lavoro è grande, anche i dipendenti storici, ragazzi e ragazze, sono stati costretti ad autolicenziarsi  li lascia indifferenti (pensiamo ai casi più clamorosi: Maurizio Agostino e  Carmen Sibio). Né si può dire che queste persone abbiano levato una parola in difesa dei nostri compaesani ingiustamente licenziati o i cui contratti non sono stati rinnovati sol perché avevano chiesto l’assistenza dei sindacati (per tutti: Mario Cortese, Giovanna Aloi e Michele Furfaro).

Secondo loro, il fatto che le Terme siano diventate una colonia di laureanesi, non ci deve mettere in allarme, sarebbe una becera questione di campanile, mentre i progressisti devono pensare europeo!

Da una settimana circa in paese si parla invece di una novità assoluta di questa campagna elettorale.

Alcuni candidati più che europeo pensano americano. Pur di centrare lo scopo, non badano a spese  e vanno organizzando cene con diecine di giovani, con inviti mirati. In paese “da Peppe”, a Castellace dalla Duchessa e in quel di Mammola a “Il mulino”, si mangia a sbafo.

In America questo tipo di campagna è finanziata, alla luce del sole, dalle lobbies capitalistiche, che perseguono, si sa, un ritorno economico. A Galatro, chi persegue un ritorno (e quale?), lo fa solo per una questione di ambizione?

Alla villa comunale, dove si discuteva di questo, qualcuno argutamente ha osservato che quelli di GalatroViva, quando affermano che faranno di tutto per riportare le Terme nella disponibilità del comune, mettono un vincolo: “A meno che gli attuali amministratori non hanno saltato qualche adempimento che renderà impossibile l’operazione……” Suona come un buttarsi avanti, aggiunge qualche altro.

A proposito delle cene, un concittadino più che ottantenne ha tirato fuori dai suoi ricordi una scenetta.

Si svolgevano le elezioni del ’46, i candidati erano Rocco Callà per la sinistra, Pierino Ocello per la DC e don Enrico Ferrari, ultimo podestà e rappresentante degli interessi delle famiglie signorili del paese.

Queste, avendo capito che la stragrande maggioranza della gente, ammaliata da mastro Nicola Mancuso, era orientata a sinistra, organizzano, a loro spese, una massiccia donazione di generi alimentari: pasta, zucchero, pesce stocco e baccalà.

Dopo la prevista vittoria della sinistra, durante la rituale manifestazione, la gente sotto i balconi di lorsignori gridava “ Mangiammu pasta, stoccu e baccalà e votammu sempri pe’ Callà!”

Il vecchio trombettista, con gli occhi sempre più lucenti, concludeva: “ Stati tranquilli, matina du 6 giugnu a Galatro si grida NDI MANGIAMMU A PIZZA, U STOCCU E A PORCHETTA E VOTAMMU SEMPRI PE’ PANETTA!”

Auguriamoci che Galatro viva davvero.

Franco Galluzzo, già Sindaco di Galatro.

 


in alto: William Hogart, Il Banchetto (1754).